II potere è Adesso

 

Voi non siete la vostra mente. Cerchiamo all’esterno scampoli di piacere o appagamento, conferme, sicurezza o amore, mentre abbiamo dentro di noi un tesoro che non solo include tutte queste cose ma è infinitamente più grande di tutto ciò che il mondo possa offrire.

Il termine illuminazione evoca l’idea di qualche impresa sovrumana, e l’ego vuole che resti così, ma è semplicemente lo stato naturale di unione con l’Essere che sentite.

Significa trovare la vostra vera natura al di là del nome e della forma. L’incapacità di percepire questa connessione dà origine all’illusione della separazione, da voi stessi e dal mondo che vi circonda. Nascono così la paura, e il conflitto interiore ed esteriore diventa la norma.

L’Essere è l’Unica Vita eterna e onnipresente al di là delle innumerevoli forme di vita che sono soggette a nascita e morte. Ma non è solo al di là ma anche profondamente all’interno di ogni forma in quanto sua essenza intima invisibile e indistruttibile. Ciò significa che è accessibile a voi adesso. Ma non cercato di afferrarlo con la mente, non cercate di capirlo. Potete conoscerlo soltanto quando la mente è tranquilla. Quando siete presenti, nell’adesso. 

Essere è un concetto aperto, non riduce l’invisibile infinito a un’entità finita, è impossibile formarsene un’immagine mentale, al contrario di Dio. È la comprensione di IO SONO che è precedente a io sono questo o io sono quello. 

Il più grande ostacolo all’Essere è l’identificazione con la propria mente, che rende compulsivo il pensiero. Non essere capaci di smettere di pensare è un’afflizione terribile, ma non ce ne rendiamo conto perché quasi tutti ne soffrono, per cui è considerato normale.

Sapete liberarvi dalla mente quando volete? Avete scoperto il pulsante per “spegnerla”? 
No, quindi è la mente ad usare voi. Inconsapevolmente vi identificate con la vostra mente, per cui non sapete nemmeno di esserne schiavo. Nel momento in cui cominciamo a osservare l’entità pensante, si attiva un livello più elevato di consapevolezza. Allora cominciate a capire che vi è un vasto regno di intelligenza al di là del pensiero, e che il pensiero è solo un aspetto minuscolo di tale intelligenza. Capite inoltre che tutte le cose davvero importanti (bellezza, amore, creatività, pace interiore) nascono al di là della mente. Così cominciate a risvegliarvi. 

Potete davvero liberarvi dalla mente
Potete cominciare da subito, ascoltando la voce nella vostra testa quanto più spesso possibile. Prestate particolare attenzione a eventuali schemi di pensiero ripetitivi, quei vecchi dischi di grammofono che ci suonano in testa forse da molti anni è questo che intendo per “osservare colui che pensa”, il che significa ascoltate la voce nella testa, siate lì come presenza testimone.


Quando ascoltate questa voce, ascoltatela in maniera imparziale, ossia non date giudizi. Non giudicate o condannate ciò che sentite, perché questo vorrebbe dire che la stessa voce è rientrata dalla porta di servizio. Questa reazione dell’Io sono, questo senso della propria presenza non è un pensiero, nasce al di là della mente. Così quando ascoltate un pensiero siete consapevoli non solo del pensiero ma anche di voi stessi testimoni del pensiero. Il pensiero allora perde il suo potere su di voi e rapidamente si placa, perché voi non fornite più energia alla mente attraverso la vostra identificazione con essa. Questo è l’inizio della fine del pensiero involontario e compulsivo. 

A questo punto si ha esperienza di una discontinuità nel flusso mentale, un intervallo “senza mente”. Dapprima gli intervalli saranno brevi, poi si allungheranno. In questo stato di sintonia interiore, si è molto più vigili, più svegli rispetto allo stato di identificazione con la mente. Si è totalmente presenti. Questo stato innalza la frequenza di vibrazioni del campo energetico che dà vita al corpo fisico. 

Invece di osservare “colui che pensa” si può anche creare un intervallo nel flusso mentale semplicemente rivolgendo il centro dell’attenzione all’Adesso. 

Nella vita quotidiana potete fare pratica di questo metodo prendendo ogni attività di routine che normalmente è solo un mezzo per raggiungere un fine e dedicarvi la massima attenzione, in modo che diventi un fine in sé. 

Voi vi identificate con il pensiero, traete il vostro senso di sé dal contenuto e dall’attività della vostra mente. Ritenete che se smettesse di pensare cessereste di esistere


Diventando adulti vi formate un’immagine mentale di voi stessi basata sul vostro condizionamento personale e culturale. Possiamo chiamare ego questo sé fantasma. È costituito dall’attività mentale e può essere mantenuto in vita solo con un pensiero continuo. 


Per l’ego, il momento presente quasi non esiste. Solo il passato e il futuro sono considerati importanti. Si preoccupa sempre di mantenere vivo il passato, perché senza di esso chi siamo noi? Si proietta costantemente nel futuro per garantirsi la propria sopravvivenza e per cercarvi qualche genere di liberazione o di appagamento. Anche quando l’ego sembra preoccuparsi del presente, non è il presente ciò che vede: lo percepisce in modo completamente sbagliato perché lo osserva con gli occhi del passato. Oppure riduce il presente a un mezzo rivolto a un fine, un fine che sta sempre nel futuro proiettato dalla mente. 

Il pensiero è solo un piccolo aspetto della consapevolezza e non può esistere senza la consapevolezza, ma la consapevolezza non ha bisogno del pensiero. Nello stato illuminato si è liberi dal dialogo interno involontario, e vi è quiete interiore. 

La mente è essenzialmente una macchina per la sopravvivenza, ma non è affatto creativa. La mente non è solo pensiero. Include le emozioni nonché tutti gli schemi reattivi mente-emozioni. L’emozione nasce nel punto di incontro fra corpo e mente.  

Se veramente volete conoscere la mente, il corpo ve ne darà sempre un riflesso veritiero. In effetti, più la mente si sforza si sbarazzarsi del dolore, più grande è il dolore stesso. Sostanzialmente, tutte le emozioni sono variazioni di un’unica emozione primordiale indifferenziata che ha origine nella perdita di consapevolezza di ciò che siete al di là del nome e della forma. 

Potremmo chiamarla paura oppure semplicemente dolore. La mente non può mai trovare la soluzione, né può premettere a noi di trovarla, perché è essa stessa una parte intrinseca del “problema”. Emozione letteralmente significa “sconvolgimento”; il termine deriva dal latino emovere che significa “sconvolgere”. Le emozioni, facendo parte della mente dualistica, sono soggette alla legge dei contrari. Questo significa che non potete avere il bene senza il male.

Il piacere deriva sempre da qualcosa che è al di fuori di voi, mentre la gioia nasce dall’interno. Il vero amore non fa soffrire. Come potrebbe? Non si trasforma improvvisamente in odio, così come la vera gioia non si trasforma in dolore.

Il desiderio è la mente che cerca salvezza o appagamento nelle cose esteriori e nel futuro come sostituti per la gioia dell’Essere. Non bisogna liberarsi del desiderio o “raggiungere” l’illuminazione. Bisogna essere presenti. Bisogna diventare osservatori della mente. Invece di citare il Buddha, bisogna essere il Buddha, essere “il risvegliato”, che è il significato del termine Buddha.

Fintanto che non siete in grado di accedere alla potenza dell’Adesso, ogni dolore emozionale di cui avete esperienza si lascia dietro un residuo di dolore che continua a vivere in voi. Si mescola al dolore proveniente dal passato, che era già lì, e si annida nella vostra mente e nel vostro corpo. Questo naturalmente include il dolore che avete sofferto da bambini, causato dall’inconsapevolezza del mondo in cui siete nati.

Questo dolore accumulato è un campo di energia negativa che occupa il corpo e le mente. Il corpo di dolore emozionale, ha due modi di essere: latente e attivo. Può essere latente per il 90% del tempo; in una persona profondamente infelice, però, può essere attivo fino al 100% del tempo.

Il corpo di dolore vuole sopravvivere , al pari di ogni altra entità esistente, e può sopravvivere solo se vi indice a identificarvi inconsapevolmente con esso. Deve alimentarsi tramite voi. Si nutrirà di ogni esperienza che entri in risonanza con il suo stesso tipo di energia, ogni cosa che crei ulteriore dolore sotto qualunque forma: collera, capacità distruttiva, odio, afflizione, dramma emozionale, violenza, perfino malattia. Così il corpo di dolore, quando si è impadronito di voi, crea nella vostra vita una situazione che riflette la sua frequenza energetica, in modo da trarne nutrimento. 


Il dolore può alimentarsi solo di dolore. Una volta che il corpo di dolore si è impadronito di voi necessitate di altro dolore. La sua sopravvivenza dipende dalla vostra identificazione inconsapevole con esso, nonché dalla vostra paura inconsapevole di affrontare il dolore che vive in voi. Ma se non lo affrontate, se non portate nel dolore la luce della consapevolezza, sarete costretti a riviverlo ripetutamente. 

Nel momento in cui lo osservate, ne avvertite in voi il campo energetico e vi rivolgete la vostra attenzione, l’identificazione è interrotta. Così avete raggiunto il potesse di Adesso. L’inconsapevolezza lo crea; la consapevolezza lo trasforma in se stessa. San Paolo disse: Ogni cosa si rivela con l’esposizione alla luce, e tutto ciò che è esposto alla luce diventa a sua volta luce”. Se lo combattete creereste un conflitto interiore e pertanto ulteriore dolore. Osservarlo è sufficiente. Implica accettarlo come parte di ciò che esiste in quel momento. Il corpo di dolore si compone di energia vitale intrappolata che si è staccata dal nostro campo energetico totale ed è diventata temporaneamente autonoma attraverso il processo innaturale di identificazione con la mente.

Sebbene voi smettiate di fornirgli energia il corpo di dolore come una trottola continua a girare per un po’ fin quando non è più caricato. In questa fase può anche creare dolore e sofferenza fisici in varie parti del corpo, che però non dureranno a lungo. È come se il dolore divenisse combustibile per la fiamma della consapevolezza, che di conseguenza brucia più vivida.

Riassumiamo:
  • Focalizzare l’attenzione sulla sensazione dentro di voi.
  • Riconoscete che si tratta del corpo di dolore.
  • Accettate la sua esistenza.
  • Non pensateci, non lasciate che la sensazione diventi pensiero. Non giudicate o analizzate, non fatene un’identità per voi stessi.
  • Siate presenti e continuate a essere l’osservatore di ciò che accade dentro di voi.
  • Diventate consapevoli non solo del dolore emozionale ma anche di “colui che osserva”, l’osservatore silenzioso.
A volte capita di preferire rimanere nel dolore piuttosto che compiere un balzo nell’ignoto e rischiare di perdere il sé infelice a cui siete abituati. Se così fosse:
  • Osservate la resistenza dentro di voi.
  • Osservate l’attaccamento al vostro dolore.
  • Rimanete estremamente vigili.
  • Osservate lo strano piacere che traete dall’essere infelici.
  • Osservate l’impulso irrefrenabile a parlarne o a pensarci.
  • La resistenza verrà meno se la rendete consapevole.
  • Allora potrete rivolgere la vostra attenzione al corpo di dolore, rimanere presenti come testimoni e così dare inizio alla sua trasformazione.
  • Soltanto voi potete farlo.
Il corpo
Il corpo che potete vedere e toccare non può condurvi all’Essere. Ma quel corpo visibile e tangibile è solo un involucro esterno, o meglio una percezione limitata e distorta di una realtà più profonda. Nel vostro stato naturale di connessione con l’Essere, questa realtà più profonda può essere percepita in ogni momento come corpo interiore invisibile, presenza animatrice dentro di voi. Così “abitare il corpo” significa sentire il corpo da dentro, sentire la vita dentro il corpo e in tal modo arrivare a sapere che voi siete al di là della forma esteriore.

Siete tagliati fuori dall’Essere fintanto che la vostra mente assorbe tutta la vostra attenzione. Quando ciò avviene (e avviene continuamente per la maggior parte di voi) non siete nel vostro corpo. La mente assorbe tutta la vostra consapevolezza e la trasforma in sostanza mentale. Il pensiero compulsivo è diventato una malattia collettiva. La vostra identità, non essendo più radicata nell’Essere, diventa un costrutto mentale vulnerabile e sempre bisognoso, che crea la paura come emozione fondamentale dominante. Allora viene a mancare nella vostra vita l’unica cosa che importa veramente: la consapevolezza del vostro sé più profondo, della vostra realtà invisibile e indistruttibile.

Un modo assai efficace per divenire consapevoli è semplicemente distogliere l’attenzione dal pensiero e indirizzarla verso il corpo, dove l’Essere può essere sentito in primo luogo come energetico invisibile che dà vita a ciò che voi percepite come corpo fisico.

Entrare in connessione con il corpo interiore
Chiudere gli occhi, più tardi, quando “essere nel corpo” sarà diventato naturale e facile, non sarà più necessario.

Rivolgete l’attenzione all’interno del corpo. Sentitelo da dentro. È vivo? Vi è vita nelle mani, nelle braccia, nelle gambe e nei piedi, nell’addome, nel torace? Potete sentire il sottile campo energetico che pervade l’intero corpo e dona vita vibrante a ogni organo e a ogni cellula? Potete sentirlo contemporaneamente in tutte le parti del corpo come unico campo di energia?

Continuate a concentrarvi per qualche istante sulla percezione del corpo interiore. Non cominciate a pensarci. Sentitelo. Vi sembrerà che ogni cellula diventi più viva, e se avete un forte senso visivo potete percepire un’immagine del vostro corpo che diventa luminoso. Sebbene questa immagine possa esservi utile temporaneamente, rivolgete maggiore attenzione alla sensazione che non a qualunque immagine possa nascere.

La percezione del vostro corpo interiore è senza forma, illimitata e insondabile. Potete andare sempre più in profondità.

Se non riuscite a percepire granché in questa fase, prestate attenzione a ciò che effettivamente sentite. Forse vi è solo un lieve formicolio alle mani o ai piedi.

Per il momento può bastare.

Concentratevi su questa sensazione. Il vostro corpo sta diventando vivo.

Il corpo interiore si trova sulla soglia fra la vostra identità di forma e la vostra indentità di essenza, la vostra vera natura. Non perdete mai il contatto con quest’ultima.


Perdono
Il mancato perdono è spesso rivolto a un’altra persona o a voi stessi, ma può riguardare anche qualunque situazione o condizione (passata, presente, futura) che la vostra mente rifiuta di accettare. Può esservi assenza di perdono anche riguardo il futuro. È il rifiuto della mente di accettare l’incertezza, di accettare che il futuro è in definitiva al di fuori del suo controllo. 


Perdono significa abbandonare il rancore e così lasciar perdere l’afflizione. Avviene soprattutto quando vi rendete conto che il rancore non ha altro scopo che quello di rafforzare un falso senso del sé. Perdonare significa non opporre resistenza alla vita, consentire alla vita di vivere attraverso voi. Le alternative sono dolore e sofferenza, un flusso di energia vitale fortemente ristretto e in molti casi una malattia fisica.

Lasciate che il respiro vi conduca dentro il corpo
Di solito è più facile concentrarvi prima sulla respirazione. Seguite con attenzione il respiro mentre entra ed esce dal corpo.

Quando respirate, percepite l’addome espandersi e contrarsi leggermente ad ogni inalazione ed esalazione.

Sentite la luce colmarvi il corpo e renderlo luminoso. Adesso siete nel vostro corpo. Non aggrappatevi ad alcuna immagine visiva.

Morte consapevole
L’avvicinarsi della morte e la morte stessa, il dissolvimento della forma fisica, sono sempre una grande occasione per la realizzazione spirituale. Questa occasione va tragicamente perduta gran parte delle volte, poiché voi vivete in una cultura che è quasi totalmente ignorante della morte, come è quasi totalmente ignorante di ogni cosa che realmente importi.

Ogni portale è un portale di morte, morte del falso sé. Quando lo attraversate, smettete di trarre la vostra identità dalla vostra forma psicologica, creata dalla mente. La morte è un’illusione, così come la vostra identificazione con la forma era illusione. La fine dell’illusione: ecco tutto ciò che è la morte. È dolorosa solo fintanto che voi vi aggrappate all’illusione.

Entrate nell’Adesso dovunque vi troviate


La vostra Salvezza è uno stato di libertà: dalla paura, dalla sofferenza, da un presunto stato di mancanza e insufficienza e possesso. È libertà dal pensiero compulsivo, dalla negatività, e soprattutto da passato e futuro come bisogno psicologico. La vostra mente vi dice che potete arrivare da qui a lì. Deve succedere qualcosa, oppure voi dovete diventare questo o quello prima di essere liberi e appagati. Vedete il tempo come la salvezza mentre in verità è il più grande ostacolo verso la salvezza. Voi “arrivate” lì rendendovi conto che ci siete già. Per tanto qualunque condizione può essere utilizzata per la salvezza, ma non è necessaria nessuna condizione particolare.

L’ impermanenza e i cicli della vita
La dissoluzione è necessaria perché avvenga una nuova crescita. Il ciclo discendente è assolutamente essenziale per la realizzazione spirituale. Bisogna essere andati incontro a un fallimento profondo a qualche livello o avere sperimentato qualche perdita o dolore profondi per essere attratti verso la dimensione spirituale. La compulsione al fare e la tendenza a trarre il vostro senso di valorizzazione del sé e di identità da fattori esterni quali il successo sono un’illusione inevitabile fintanto che vi identificate con la mente. 

Ciò rende difficile o impossibile accettare i cicli di bassa energia e consentire loro di essere. Pertanto l’intelligenza dell’organismo può avere il sopravvento come misura di autodifesa e creare una malattia per costringervi a fermarvi, in modo che possa aver luogo la necessaria rigenerazione.

Ho veduto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco, tutto è veno, fiato sprecato”. Quando raggiungete questo punto, siete a un passo dalla disperazione, e a un passo dall’illuminazione.

Utilizzare e abbandonare la negatività
Ogni resistenza viene percepita come negatività in una forma o nell’altra. Ogni negatività è resistenza. La negatività va dall’irritazione o dall’impazienza fino alla collera feroce, da uno stato d’animo depresso o da un risentimento cupo fino alla disperazione suicida. Talvolta la resistenza innesca il corpo di dolore emozionale, nel qual caso perfino una situazione secondaria può produrre un’intensa negatività, come collera, depressione o profonda afflizione.

L’ego ritiene di potere, attraverso la negatività, manipolare la realtà e ottenere ciò che vuole.

L’unica funzione “utile” della negatività, è che rafforza l’ego, ed è per questo che all’ego piace.

Quando notate che qualche forma di negatività è nata dentro di voi, non consideratela un fallimento, ma un segnale utile che vi sta dicendo: “Svegliati. Esci dalla mente. Sii presente”.

Invece di avere dentro di voi una parete di resistenza che viene colpita continuamente e dolorosamente da cose che “non dovrebbero succedere”, lasciate che tutto vi attraversi.

NON OPPONETE RESISTENZA

Potete ancora dire ciò che pensate se le vostre idee sono in disaccordo con altre. Ma l’esterno non ha più potere di dominare il vostro stato interiore.

Perdonatevi per non essere in pace.

Arrendersi
Arrendersi non significa sopportare passivamente la situazione in cui ci si trova e non fare niente in proposito. Né significa smettere di fare progetti o di dare inizio ad azioni positive.

L’arrendersi è la saggezza semplice ma profonda di lasciarsi andare anziché opporsi al flusso di vita. Significa accettare incondizionatamente e senza riserve il momento presente. Significa abbandonare la resistenza interiore a ciò che è. La resistenza interiore è dire di no a ciò che esiste, attraverso il giudizio mentale e la negatività emotiva.

Saprete che le cose “vanno storte” piuttosto spesso. È precisamente in questi momenti che bisogna praticare l’arrendersi se si vuole eliminare il dolore fisico e morale dalla propria vita. L’accettazione di ciò che esiste vi libera immediatamente dall’identificazione con la mente e così vi ricollega all’Essere. La resistenza è la mente.

L’abbandono, l’arrendersi, è un fenomeno puramente interiore. Non significa che a livello esteriore non potete intraprendere azioni e modificare la situazione. La rassegnazione non è abbandono.

Se non vi è alcuna azione che potete intraprendere, e non potete nemmeno allontanarvi dalla situazione, allora utilizzatela per entrare più in profondità nell’abbandono, più in profondità nell’Adesso, più in profondità nell’Essere.

Non confondete l’abbandono con un atteggiamento equivalente a dire “non me ne importa più nulla”. Un tale atteggiamento è contaminato da negatività sotto forma di risentimento nascosto e pertanto non è affatto abbandono ma resistenza mascherata.

L’arrendersi nei rapporti personali
Quando dite di no a una persona o a una situazione, questo “no” deve arrivare non da una reazione ma da una intuizione, da una comprensione chiara di ciò che è giusto o sbagliato per voi in quel momento.

Quando non riuscite a praticare l’abbandono, dovete intraprendere subito un’azione. Dovete dire chiaramente come la pensate o fare qualcosa per apportare un cambiamento nella situazione, oppure allontanarvene.

Se all’improvviso vi sentite molto leggeri, limpidi e profondamente in pace, questo è un segno inconfondibile del vero abbandono.

La resistenza è debolezza e paura mascherata da forza. Ciò che l’ego vede come debolezza è il vostro Essere nella sua presenza, innocenza e potenza.

Il potere di scegliere
La scelta implica consapevolezza, un elevato grado di consapevolezza. Senza questa non c’è scelta. La scelta comincia nel momento in cui voi vi disidentificate dalla mente e dai suoi schemi condizionati, nel momento in cui diventate presenti. La mente, condizionata dal passato, cerca sempre di ricreare ciò che conosce e con cui ha familiarità. Anche se è doloroso, almeno è familiare. La mente aderisce sempre a ciò che è noto. L’ignoto è pericoloso perché la mente non vi esercita alcun dominio. Ecco perché la mente non ama e ignora il momento presente.

Uno schema mentale-emozionale del passato diviene così identità.

Nessuno sceglie la follia. Si verifica perché in voi non vi è abbastanza presenza da dissolvere il passato, non abbastanza luce da scacciare le tenebre. Lo stato di identificazione con la mente è gravemente disfunzionale. Quasi tutti ne soffrite, con varie gradazioni. Nulla di ciò che avete fatto o di ciò che vi è stato fatto potrebbe toccare minimamente l’essenza radiosa di ciò che siete. L’intero concetto di perdono allora diventa superfluo. 


Eckhart Tolle 

 

tratto da:
 

fonte: http://ilsentierodelmelograno.blogspot.it/2011/08/ii-potere-e-adesso-eckhart-tolle.html

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